Riproduzioni di stampA di Felice Giani raffiguranti
i papalini prima e dopo la battaglia di Faenza (o battaglia del Senio).
(Faenza, Museo del Risorgimento; le immagini sono tratte da “Studi Romagnoli”,
n. XIV, 1963).
Il 2 febbraio 13, esattamente 220 anni fa, le truppe
francesi entravano in Faenza dando inizio a quell’ importante parentesi storica
- coincidente con l'affermazione dell’astro napoleonico destinata a protrarsi
fino al dicembre 1813. Nel 1796 Napoleone iniziò la Campagna d’Italia. Battuti
gli austriaci a Lodi (10 maggio 1796), costrinse molti principi italiani a fare
atto di sottomissione. Secondo le condizioni armistiziali del 23 giugno 1796 il
Senio segnava i confini fra il territorio francese, poi divenuto Repubblica
Cisalpina e quello conservato dallo Stato Pontificio. Il primo febbraio 1797
Napoleone lanciò un proclama da Bologna annunciando l’entrata in Romagna. Il 2
febbraio 1797 le truppe napoleoniche e quelle papaline si scontrarono sul Ponte
di San Procolo, sul fiume Senio. L’armata francese era composta da cinque
legioni di fanteria, due di cavalleria, tre battaglioni di volontari lombardi e
tre di volontari cisalpini al comando del generale Victor. Le truppe del Papa
erano armate male; un migliaio di volontari guidati da sacerdoti ed alcuni
cittadini (la cosiddetta guardia civica) armati di lance, alabarde, armi da
taglio ed archibugi si affiancarono a tremila soldati di fanteria, a
centocinquanta di cavalleria e ad alcuni artiglieri che avevano dieci cannoni.
Si attestarono al Ponte di San Procolo al comando del colonnello Carlo Ancajni
di Spoleto. Il primo febbraio le truppe francesi erano concentrate a Castel
Bolognese. Prima che cominciasse l’attacco, fu inviato un ufficiale francese a
chiedere all’Alcajni di lasciare il passo alle truppe in nome della Repubblica
Francese, ma l’invito non fu accolto. Il generale Victor allora mandò avanti i
Lombardi ed i cisalpini con il compito di assalire i Pontifici al ponte del
Senio. Fu il battesimo del fuoco di questi volontari che da solo tre mesi
vestivano l’uniforme militare. Quando iniziò la battaglia i pontifici non
seppero resistere all’attacco e, poco dopo, si ritirarono dentro le mura di
Faenza lasciando in mano al nemico i cannoni e molti prigionieri. Iniziava con
questa vittoria la conquista dello stato pontificio da parte di Napoleone,
siglata con la pace di Tolentino del 19 febbraio 1797 con la quale il Papa
dovette cedere al futuro Imperatore dei Francesi i territori delle Quattro
Legazioni (Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì) oltre che numerose opere d’arte e
una forte indennità di guerra. La “battaglia
del Senio”, si risolse in poche ore del mattino del giorno 2, fu un episodio «minore» da un punto di vista
militare, ma la sua la sua portata simbolica e politica fu immensa. Essa vide un
esercito «giovane», molto ideologizzato, sotto la guida carismatica di un
generale quasi sconosciuto, il ventisettenne Napoleone Buonaparte, portatore degli ideali della Rivoluzione,
contrapposto un'armata raccogliticcia e scomposta (di soldati coscritti misti a
contadini con i forconi e a preti e frati con il crocifisso) con cui il
vacillante Stato Pontificio cercava di salvare se stesso e i rottami della Vecchia
Europa. Alla battaglia parteciparono
anche bande armate brisighellesi si trovano allo scontro tra l’armata
pontificia e i Cisalpini del generale Rusca sul ponte Senio tra Castelbolognese
e Faenza. Napoleone ordina di liberare i prigionieri.
Il 27 maro 1797: a Brisighella viene alzato l’albero della libertà.
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