giovedì 28 aprile 2016

PROVINCIA DI RAVENNA RENDICONTO 2015, CONSUNTIVO NEGATIVO DI 5 ANNI DI GOVERNO


Il consiglio provinciale di Ravenna ha approvato ieri il rendiconto di gestione del 2015 ma è anche l’ultimo. Il presidente Casadio e soci di sinistra in questi cinque anni non hanno lasciato un segno tangibile di quanto,  ancora peggio, della precedente giunta Giangrandi. Un segno negativo certo lo lasciano con l’aumento delle multe agli automobilisti, nel 2014 302mila euro corrispondente a un aumento del 185% al 2012, sino a arrivare al 2015 con un aumento, rispetto al 2014, dell’1.457 % con ben 4,700milioni euro, di cui 3.977.347 già incassati, come attestano i Revisori dei conti!!!!
Ancora più grave lo scandalo STEPRA, per nuove aree industriali con oltre 30milioni di debiti scaricati alle banche, (tolgono denaro alle imprese) insieme alla Camera di commercio ma nessuno è responsabile. La politica urbanistica ha portato all’aumento della cementificazione e mancanza d’infrastrutture. Realizzare (nel tempo) un nuovo Casello dell’A14 a Castelbolognese, con altri 100 ettari di  aree produttive, ma non ha risolto il nodo della circonvallazione portando nuovo traffico nel centro storico. Si doveva utilizzare un intervento minimo con modica spesa a monte di Castelbolognese utilizzando in parte la viabilità esistente. E' mancata la lotta per l’E55, il porto di Ravenna e la liberalizzazione del traffico di Bagnacavallo (passaggio livello), arrivando ora a uno svincolo sull’autostrada dopo l’inutile strada parallela dal costo proibitivo. Siamo la peggiore provincia dell’Emilia-Romagna per il numero gli incidenti stradali. (10,8 per 100mila 37 morti)
Nei settori di competenza come le scuole nell’ultimo periodo hanno risolto il problema dell’ascensore al liceo di Ravenna e dell’Istituto Ballardini carente nelle fondazioni e struttura del tetto! Per cinque anni gli interventi sono stati modestissimi. In compenso in passato sono stati sperperati fondi per l’acquisto del Palazzo Mazzolani (ISIA a Faenza),  il liceo scientifico di Ravenna (inutilizzato) per oltre 4milioni senza decidere nulla per recuperare gli euro spesi per altri lavori!
A conclusione, nonostante le “balle” di Renzi la Provincia rimane, l’unico risparmio, le spese per le elezioni democratiche dei consiglieri, sostituiti con nominati da consiglieri comunali (avverrà dopo le elezioni in comune a Ravenna). Nominati come i senatori con l’orrenda riforma costituzionale.
La riduzione notevole dei fondi (per scuole e strade) sono servite e servono a Renzi per pagare gli “80 euro” a una parte dei lavoratori privati.
            Renzi ha fatto  come il Duce (circolare 31 agosto 1939) impose alle Province il divieto assoluto di realizzare, per cinque anni, opere pubbliche straordinarie e di contrarre mutui per strade e scuole!!!!

 Forza Italia ha espresso un giudizio negativo sul consuntivo 2015 e di cinque anni di Giunta Casadio, con un auspicio di una vera modifica “costituzionale”  e eliminando le Regioni…….   Consigliere Gruppo Forza Italia Vincenzo Galassini

martedì 26 aprile 2016

FANTASMI A RIOLO TERME E FOGNANO?


MEMORIA ALL’ ITALIANA: ECCO TUTTI I SOLDI AI NUOVI PARTIGIANI


Gli esborsi alle 179 associazioni di reduci, rifinanziati dal Governo Fondi anche ai «garibaldini» che combatterono dal ’43 al ’45 in Jugoglavia

Centosettantanove sfumature di partigiano. E il Governo le finanzia tutte: dai reduci garibaldini agli antifascisti. Ecco le associazioni che lo Stato foraggia e di cui si sente parlare solo il 25 Aprile. Anpi, Anvrg, Aicvas, Anvcg, Aned, Anppia, solo per citarne alcune. Con molta probabilità solo gli iscritti, vedendo queste sigle, sapranno riconoscere le associazioni di cui stiamo parlando: "Associazione Nazionale Partigiani Italiani", "Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti", "Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra", "Associazione Nazionale Ex Deportati", "Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti". C’è chi strabuzzerà gli occhi quando leggerà che il primo acronimo sta per "Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini". Ovviamente non si tratta di un’associazione di mummie del 1861, bensì dei reduci della divisione italiana in trincea dal ’43 al ’45 con i partigiani in Jugoslavia. I suddetti acronimi appartengono all’immensa galassia delle associazioni combattentistiche che godono di stanziamenti pubblici annuali predisposti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dai ministeri della Difesa, dell’Interno e dell’Economia. La crisi non tocca le tante associazioni rosse che possono dormire sonni tranquilli. A mettere in cassaforte il tesoretto ci ha pensato lo Stato inserendole nella legge di stabilità del 2014: «Per il sostegno delle attività di promozione sociale e di tutela degli associati svolte dalle Associazioni combattentistiche - si legge nel testo - è autorizzata la spesa di euro 1.000.000 annui per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016». E stiamo parlando solo di quelle sottoposte alla vigilanza della Difesa. Al milione di euro stanziato da questo ministero, infatti, se ne aggiungono altri due disposti dal Viminale di concerto con il ministero dell’Economia. Totale: tre milioni di euro circa per sostenere associazioni combattentistiche e d’arma. Nella maggior parte dei casi non si tratta di cifre stellari.

ENERGIA ELETTRICA DALLA CINA


Ormai la notizia non è più un segreto e, dalla Cina all'Australia (ultima fonte) è palese: la Cina si prepara ad esportare energia elettrica verso l'Europa. Contravvenendo agli ipocriti accordi presi con il COP21 continuano a costruire centrali a carbone e saranno nella condizione di godere di un eccesso di generazione a breve. Contestualmente, in Germania 6.9 milioni di persone vivono in una condizione di povertà energetica e sono costrette a spendere oltre il 10% del proprio reddito per pagare l'energia a causa delle sovvenzioni per le energie rinnovabili. Lo scorso anno 350 mila famiglie sono state scollegate dalla rete e 800 mila soffrono gravi difficoltà per pagare la bolletta, mentre industrie come la BASF, la BMW ed SGL Carbon hanno trasferito le proprie attività negli Stati Uniti ove l'ampia disponibilità di gas naturale (permessa dal fracking) e del nucleare (entrambi ancora per poco) permettono di accedere all'energia elettrica a costi irrisori. La Cina afferma che l'energia eolica è una sciocchezza inutilmente costosa e preferisce investire nella generazione di energia nucleare (in costruzione da 8 a 10 centrali l'anno da qui al 2030), gas (in costruzione almeno 10 centrali al mese) e carbone (in costruzione 2 centrali al giorno). https://stopthesethings.com/…/china-wont-waste-its-time-on…/
Così la Cina è pronta ad approfittare del danno auto-inflitto dalle potenze occidentali e sponsorizzato dall'ONU per fornire loro ciò che oggi loro non hanno o lo hanno a costi eccessivi. Contestualmente l'Australia, dopo le elezioni e la perdita del premier Abbott è tornata ad investire (e bruciare) ingenti capitali con le energie rinnovabili, adesso anche attraverso l'accumulo di energia. Appena 100 famiglie per un progetto pilota, saranno sovvenzionate dallo Stato a spese della comunità intera per "ridurre gli impatti" dell'inquinamento ambientale, in misura del tutto effimera (l'Australia ha autorizzato nuove miniere a carbone) e del tutto marginale rispetto al resto del mondo, il 2%.


domenica 24 aprile 2016

PARCO DELLA VENA DEL GESSO: IL TAR BOCCIA LE RICHIESTE DEGLI AGRICOLTORI


Imola. Dopo circa 10 anni si è chiusa definitivamente in questi giorni la vertenza legale sulla costituzione dell'Ente Parco della Vena dei Gessi Romagnolo iniziata con una causa avviata dalla Cia di Imola insieme alla Confagricoltura di Bologna. “Il 29 febbraio il Tar dell'Emilia Romagna - precisa il presidente della Cia Giordano Zambrini - ha totalmente respinto il ricorso che avevamo presentato ritenendo che non fosse stata assicurata la giusta rappresentanza degli agricoltori negli organi di gestione dell'Ente del Parco di casa sulle colline romagnole. Il Tar ha ritenuto infondate le nostre tesi giudicandole una forzatura alle norme di legge in materia di composizione degli organi. La storia legale ha preso avvio, come noto, all'atto di costituzione del parco pubblico su un terreno di proprietà di privati, in maggior parte agricoltori ed è proseguita quando gli stessi agricoltori chiedevano la possibilità di avere una presenza adeguata nel consiglio di amministrazione dell'Ente Parco. Nel corso degli anni gli stessi agricoltori, dopo aver contrastato in varie occasioni la nascita del Parco, hanno richiesto fortemente il coinvolgimento sindacale delle organizzazioni agricole. Oggi alla luce di questo risultato, le stesse organizzazioni hanno deciso di chiudere definitivamente la vertenza legale, rimane l'impegno di vigilare sul comportamento dell'Ente Parco”.

LIBERAZIONE: MERITO DEGLI ALLEATI



Ennesima celebrazione del 25 aprile. Peccato che il mito della liberazione dell'Italia da parte  dei partigiani rossi, altro non sia che una delle tante leggende  metropolitane mantenute vive  dai camaleonti nipotini di Marx per ottenere consensi, plausi, voti e gloria. Se l'Italia è rimasta un paese libero, lo si deve in primis all'intervento degli alleati, in infima parte ai partigiani, ma soprattutto alle "circostanze fortuite" della storia. Se la spartizione del bottino di guerra di Yalta avesse deciso diversamente, anche  l’ Italia avrebbe subito la  medesima infausta sorte dell'Europa dell'est. I partigiani  rossi, non è un mistero, avrebbero preferito che l'Italia  cadesse sotto le grinfie dell'URSS. Dovettero  accontentarsi dell'annessione  dell'Istria e della Dalmazia da  parte dei colleghi partigiani rossi titini.  Per fortuna, il fato, o più probabilmente la mano di  Dio, decise altrimenti. Circa  l'operato dei "liberatori" a  guerra finita, basti leggere i libri di Gianpaolo Pansa per avere  una pallida idea di quali  efferatezze furono capaci. Non  solo ammazzarono per odio o  vendetta, centinaia di colleghi  di brigata "bianchi " o non filo a sovietici, ma anche migliaia di  inermi civili e sacerdoti. Se non  si vuole subire all'infinito i  revisionismi storici imposti dai nostalgici dell'Unione Sovietica, si abolisca una volta per tutte l'inutile farsa del 25 aprile. Gianni Toffali

I DATI DELL’INVASIONE: 300.000 CLANDESTINI DAL 2014 3 MILIARDI E MEZZO DI SPESA/ANNO PER MANTENERLI, 300.000 IN ARRIVO.


Ormai oltre la meta’ della spesa che l’Italia sostiene per affrontare l'”emergenza profughi” riguarda le spese di “accoglienza” di migranti che tutto sono meno che profughi, spesa che nel 2015 ha raggiunto quota 51,2% del totale e nel 2016, secondo le stime pubblicate sul Def (approvato dieci giorni fa dal governo Renzi), arriveranno fino al 58,3% del totale della spesa che si prevede di sostenere nel 2016.
Spesa che sempre il governo Renzi ha stimato essere lo scorso ottobre di ben 3,3 miliardi di euro in contanti per il 2015 e che nel suddetto Def viene addirittura ritoccata al rialzo a quota 3 miliardi 427 milioni di euro per il 2016, senza scordare che la spesa del 2014 è comunque stata di oltre 3 miliardi di euro, sempre in contanti ovviamente.
Quindi, conti alla mano, il governo Renzi ha buttato nella spazzatura oltre un miliardo e mezzo di euro in contanti (il 51,2% dei 3 miliardi e 300 milioni di euro spesi nel 2015) per mantenere in Italia clandestini che invece doveva espellere, a norma delle leggi Ue e italiane.
E si appresta a gettare sempre nel cesso quasi 2 miliardi di euro allo stesso modo nel 2016.

giovedì 21 aprile 2016

PRANZO DI LAVORO BERLUSCONI-WEBER PRESIDENTE GRUPPO PPE SU IMMIGRAZIONE E MEDITERRANEO.


Se questa consultazione ha un senso è quello di aver fatto da starter alla campagna elettorale che accompagnerà gli italiani da qui alle Amministrative e dalle Amministrative al voto sulle riforme, quello che Renzi ha trasformato in ultimo livello del videogame e dove non potrà contare sull'astensione
Dentro quel 68 per cento di astensionismo in realtà c’è di tutto: quelli che hanno dato retta a Renzi, un po’ di berlusconiani, forse una quota di grillini, i bagnanti, i non residenti sfiduciati dalle previsioni (segreto di Pulcinella). Ma soprattutto c’è l’area del non voto, che tutti i sondaggi danno da mesi intorno al 40 per cento. L’effetto involontario di quella dichiarazione flash alla Obama è stato quello di un capo del governo che voleva abbandonare il ruolo di segretario del Pd per puntare alla poltrona di capo del primo partito, quello degli astensionisti. Sarà stato anche un “referendum pretestuoso”, “inutile”, ma intanto è stato organizzato a un mese e mezzo dalle amministrative.
Ma se il referendum appena fallito ha un senso è quello di aver fatto da starter alla campagna elettorale che accompagnerà gli italiani da qui alle Amministrative e dalle Amministrative al referendum costituzionale, quello che Renzi ha trasformato in ultimo livello del videogame, quello della battaglia finale col mostro. Né alle Comunali né alla consultazione sulle riforme istituzionali c’è il quorum: per la Santa Alleanza cadrà un alibi, ma il presidente-segretario non potrà contare sul non voto grazie al quale gli è piaciuto vincere facile. L’elettorato si rimescolerà: le riforme, nel Pd e anche a destra, piacciono a qualcuno in più, ma anche a qualcuno in meno. I sondaggi danno i sì alla legge Renzi-Boschi in ampio vantaggio, ma mancano 6 mesi al terzo round del Renzi contro tutti e le amministrative hanno fatto imparare al Pd – a suon di disfatte – qual è il funzionamento dell’effetto Parma, anche detto effetto Livorno. Così, in attesa della Festa dell’Unità, arriva la Festa dell’Imu, il 16 giugno, a tre giorni dai ballottaggi. Berlusconi sorpassato e stracciato.

martedì 19 aprile 2016

ANALISI DEL REFERENDUM: COSTITUIRE IL COMITATO DEL NO (DI FORZA ITALIA) PER IL REFERENDUM DI AUTUNNO

Che il referendum sulle trivelle sia stato perduto dai comitati per il Sì, è certo: non è passato. Ma per capire se Matteo Renzi ha davvero vinto politicamente, bisogna guardare i numeri. Che dicono invece il contrario: rispetto allo schieramento di partenza, il premier non è riuscito a convincere un elettore su cinque rispetto a quelli che avevano votato lui e la sua maggioranza alle elezioni europee del 2014. D’altra parte quando si gioca sulla astensione, si parte sempre avvantaggiati: hai come base il partito più forte che ci sia in Italia. Vediamo quali erano allora le posizioni di partenza: da una parte c’era il partito della astensione, Renzi con il suo Pd, l’Ncd, Scelta civica e mezza Forza Italia (forse anche di più). Schierati per andare a votare c’erano invece Movimento 5 stelle, Lega Nord, Fratelli di Italia, verdi, Sel e l’altra metà di Forza Italia. Dal 2014 ad oggi molte cose sono cambiate, ma l’europee di allora sono state le ultime elezioni nazionali, e quindi bisogna confrontare voto/non voto del referendum con i numeri di allora.
Alle europee 2014 il 41,31% decise di astenersi. Il Pd toccò quasi il 40% dei voti, ma rispetto agli elettori italiani ottenne in realtà il 23,95%. con Forza Italia il 9,86% degli elettori, con M5s il 12,41%, con Sel il 3,61% e così via. Tenendo presenti queste cifre alla vigilia del referendum pro astensione era chi aveva ottenuto il 73,18% delle scelte 2014 (partito dell’astensione più partiti che si sono schierati per l’astensione). Chi rappresentava il 23,62% degli italiani allora ha invitato invece ad andare a votare. Non si è espresso invece chi nel 2014 rappresentava il 3,20% dei voti.
Quindi il fronte guidato da Renzi poteva contare sul 73,18% degli astensionisti in partenza, ma alle urne non si è recato il 67,8%. Quindi il fronte Renzi ha perso rispetto alla vigilia il 5,33% degli italiani rispetto al 2014. Vale a dire il 21% di chi aveva votato Pd allora. Probabile che abbiano pesato le divisioni interne a quel partito, visto che erano schierati per il voto referendario sia Michele Emiliano che Pierluigi Bersani, entrambi esponenti del Pd. Loro una piccola vittoria nella sconfitta generale possono effettivamente vantarla e dividerla con Beppe Grillo, Matteo Salvini, Renato Brunetta e Giorgia Meloni: partivano dal 23,62% degli italiani, li hanno seguiti il 32,15% (quelli che sono andati a votare). La differenza è nell’8,53% degli italiani. Rispetto al fronte di partenza, si tratta del 36,11% in più. Non è poco, e può pesare sul prossimo referendum autunnale che non avrà il quorum.
Perchè non potendo più giocare sul partito dell’astensione, sulla base dei risultati del referendum di ieri
Renzi perderebbe. Il suo schieramento ha avuto infatti il 31,87% degli italiani, quello avversario il 32,15%. Ma Forza Italia era divisa ufficialmente in due. Sulla riforma costituzionale ad ottobre dirà no. E allora i numeri che emergono dalle urne di ieri cambiano: gli astensionisti saranno fuori gioco, e non contano nulla. Il fronte con Renzi sarebbe al 26,94% e quello contro Renzi al 37,08%. Numeri che rendono meno incomprensibile il grande nervosismo mostrato dal premier apparendo in tv a celebrare quei risultati referendari. Franco BechisPrepariamoci costituendo i Comitati del NO di Forza Italia

L’INSEGNAMENTO DE L18 APRILE 1946 MAI COSI’ ATTUALE

di Rodolfo Ridolfi : -Siamo tutti figli del 18 aprile 1948, perché quel giorno fu il popolo vero, fu l'Italia profonda, dal nord al sud, che seppe difendere, unita, un patrimonio comune di valori ereditato nei secoli; perché quel giorno il nostro popolo seppe dire «no» ad una ideologia che, se avesse vinto, avrebbe portato in Italia il terrore rosso che già aleggiava sui Paesi dell'Est europeo, consegnati a Stalin dagli accordi di Yalta; perché, infine, il 18 aprile non vinse, come invece troppo comunemente si crede, il partito che ci avrebbe portati verso il cattocomunismo e la partitocrazia. Il 18 aprile fu giustamente definito una seconda Lepanto, in quanto se Lepanto ha impedito ai musulmani di invadere l'Europa, il 18 aprile ha impedito ai comunisti di conquistare l'Italia. Se il 25 aprile del '45 segnò la fine del nazifascismo per l'opera determinante delle truppe anglo-americane e dei resistenti, il 18 aprile del '48 fu la data in cui, con il voto, l'Italia decise per la democrazia e la libertà, sconfiggendo il pericolo frontista.
Come non sottolineare l'intelligenza politica, la lungimiranza ed il coraggio di Saragat, il quale si staccò da un partito socialista, ormai succube del Pci, per dar vita ad un socialismo liberale e democratico? Sessantotto anni sono passati da quel 18 aprile 1948, quando, alle prime elezioni dell'Italia repubblicana, i partiti del centro-destra ottenevano il 48,5% dei suffragi, battendo di oltre diciassette punti la lista di Unità Popolare, formata da Pci e Psi. Il significato della vittoria del 18 aprile va sicuramente al di là del pur considerevole risultato ottenuto dalla Dc, e supera di gran lunga la sigla stessa, sotto la quale tutti quei consensi vennero raccolti. Il 18 aprile vinsero i Comitati Civici, creati pochi mesi prima, che, forti di trecentomila volontari e di ventimila comitati elettorali, intrapresero una politica anticomunista e organizzarono una campagna elettorale nella quale risultò evidente, attraverso slogan e manifesti, che la posta in gioco era la salvezza del Paese dal comunismo. Vinse uno spirito di «crociata» in difesa della civiltà, un anno prima della scomunica lanciata da Pio XII, il 28 giugno del 1949, nei riguardi dei cristiani che aderivano alle dottrine del comunismo e che collaboravano con movimenti comunisti, e undici anni dopo l'enciclica Divini Redemptoris di Pio XI che aveva definito il comunismo «intrinsecamente perverso».
Certamente, una delle cause della sconfitta del Fronte popolare è da ravvisare nella levatura politica e morale di uomini come De Gasperi, Saragat, Einaudi. Fu così che i moderati contribuirono a salvare la democrazia e la civiltà del nostro Paese; mentre presuntuosi intellettuali di sinistra, ciechi di fronte ai

domenica 17 aprile 2016

"ANDATE A VOTARE PER MANDARE A CASA RENZI”


Brunetta: «Andare a votare per mandare a casa Renzi»
Molti sono nel frattempo gli inviti a recarsi alle urne che arrivano dal centrodestra. L’obiettivo, più o meno dichiarato esplicitamente, è inviare un primo invito di sfratto al governo Renzi. Parla senza peli sulla lingua Renato Brunetta. «Votate Sì, votate No, ma andate a votare per raggiungere quorum e mandare a casa Renzi»:
RIFORME, “A REFERENDUM NO PER RIPRISTINARE DEMOCRAZIA, RENZI GAME OVER”
“Sta per terminare una delle più brutte e buie settimane della storia della nostra Repubblica. Tra lunedì e martedì, infatti, in un’Aula semivuota alla Camera dei deputati, il governo Renzi ha approvato in via definitiva la sua riforma della Costituzione. La ‘schiforma’ come l’ho più volte definita in questi giorni”.
Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, intervenendo telefonicamente alla XV^ Convention di “Azzurri ‘94” (associazione fondata da Rodolfo Ridolfi e Liborio Cataliotti), che si è tenuta ieri sera a Rimini.
“Il presidente del Consiglio (si fa per dire), Matteo Renzi, ha violentato la nostra Carta fondamentale, ha usato la Costituzione contro se stessa. Ha usato il voto di 130 deputati che a norma di sentenza della Corte costituzionale non dovrebbero sedere in Parlamento (compresa la ministra Boschi) per modificarla, a colpi di maggioranza, comprando politicamente a Palazzo Madama 60 senatori eletti con lo schieramento opposto a quello della sinistra”. “Le riforme dovevano essere portate avanti e approvate in modo condiviso, con un clima costruttivo: Renzi ha trasformato questo percorso in un atto eversivo. Per fortuna il popolo avrà diritto di dire ‘no’. L’articolo 138 della Costituzione che prevede il referendum confermativo è stato davvero una saggia uscita d’emergenza voluta dai padri costituenti”.
“Adesso dunque l’obiettivo deve essere quello di respingere a ottobre, con la consultazione popolare, questa sciagurata riforma. L’obiettivo deve essere quello di mandare a casa Renzi, Renzi game over, e di ripristinare la democrazia nel nostro Paese. Per fare questo c’è bisogno dell’impegno e del coinvolgimento di tutti. Non solo Forza Italia ma anche le altre opposizioni devono rimboccarsi le maniche, lavorare sin da subito ai Comitati per il ‘no’, e lanciare campagne informative in giro per l’Italia”, ha sottolineato Brunetta.


STRAORDINARIO PAPA BERGOGLIO!


Straordinario Papa Bergoglio, un papa socialista. Va a Lesbo e riparte con 12 migranti al seguito. Dove li porta? In Vaticano? Noooo. Li affida alla Comunità di Sant'Egidio. E chi pagherà i costi alla Comunità di Sant'Egidio? Il Vaticano? Noooo. La Repubblica italiana. Un Papa generosissimo, visto che usa i soldi nostri. Un vero socialista: quel che è mio è mio, quel che è tuo è mio.


"ANDATE A VOTARE PER MANDARE A CASA RENZI”


Brunetta: «Andare a votare per mandare a casa Renzi»
Molti sono nel frattempo gli inviti a recarsi alle urne che arrivano dal centrodestra. L’obiettivo, più o meno dichiarato esplicitamente, è inviare un primo invito di sfratto al governo Renzi. Parla senza peli sulla lingua Renato Brunetta. «Votate Sì, votate No, ma andate a votare per raggiungere quorum e mandare a casa Renzi»:
RIFORME, “A REFERENDUM NO PER RIPRISTINARE DEMOCRAZIA, RENZI GAME OVER”
“Sta per terminare una delle più brutte e buie settimane della storia della nostra Repubblica. Tra lunedì e martedì, infatti, in un’Aula semivuota alla Camera dei deputati, il governo Renzi ha approvato in via definitiva la sua riforma della Costituzione. La ‘schiforma’ come l’ho più volte definita in questi giorni”.
Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, intervenendo telefonicamente alla XV^ Convention di “Azzurri ‘94” (associazione fondata da Rodolfo Ridolfi e Liborio Cataliotti), che si è tenuta ieri sera a Rimini.
“Il presidente del Consiglio (si fa per dire), Matteo Renzi, ha violentato la nostra Carta fondamentale, ha usato la Costituzione contro se stessa. Ha usato il voto di 130 deputati che a norma di sentenza della Corte costituzionale non dovrebbero sedere in Parlamento (compresa la ministra Boschi) per modificarla, a colpi di maggioranza, comprando politicamente a Palazzo Madama 60 senatori eletti con lo schieramento opposto a quello della sinistra”. “Le riforme dovevano essere portate avanti e approvate in modo condiviso, con un clima costruttivo: Renzi ha trasformato questo percorso in un atto eversivo. Per fortuna il popolo avrà diritto di dire ‘no’. L’articolo 138 della Costituzione che prevede il referendum confermativo è stato davvero una saggia uscita d’emergenza voluta dai padri costituenti”.
“Adesso dunque l’obiettivo deve essere quello di respingere a ottobre, con la consultazione popolare, questa sciagurata riforma. L’obiettivo deve essere quello di mandare a casa Renzi, Renzi game over, e di ripristinare la democrazia nel nostro Paese. Per fare questo c’è bisogno dell’impegno e del coinvolgimento di tutti. Non solo Forza Italia ma anche le altre opposizioni devono rimboccarsi le maniche, lavorare sin da subito ai Comitati per il ‘no’, e lanciare campagne informative in giro per l’Italia”, ha sottolineato Brunetta.


giovedì 14 aprile 2016

IMPORTANTE ANDARE A VOTARE E SOPRATTUTTO PERCHE’ E’ IMPORTANTE VOTARE NO


Come sapete domenica 17 aprile si voterà per il referendum sulle concessioni per l' estrazione di gas (e in minima parte di petrolio) nel mar Mediterraneo, ne abbiamo già scritto in questo articolo. Io dal giorno 15 al giorno 22 sarà a Chennai per lavoro, e non potendo dare il mio contributo con il voto, vorrei almeno provare a dare un contributo cercando di spiegare perchè é importante andare a votare, e sopratutto perchè é importante votare NO. A questi 3 motivi di carattere economico e tecnico, vorrei aggiungerne uno riassuntivo: é importante andare a votare, e votare NO, perchè chi vuole che votiate SI mente, spudoratamente, lo fa per manipolarvi, senza ritegno e senza vergogna. Dovete andare a votare, e votare NO, per far capire a queste persone, a questi bugiardi, che non possono prendervi per il culo così facilmente  Come ormai saprete il quesito chiederà se si vuole abolire un passaggio della attuale formulazione della legge che permette la possibilità di rinnovo delle concessioni estrattive oltre il loro limite, e fino all' esaurimento del pozzo su cui stanno già operando. Come ormai dovreste sapere il referendum non ha nulla a che vedere con nuove trivellazioni, con nuova ricerca, nè con l' indipendenza energetica, nè tanto meno con oleodotti e lavorazioni su terra. Ci tengo a specificare quest ultimo punto perchè in questi giorni una marea di propagandisti per il SI sta tempestando Internet con foto di 'disastri ambientali' per spingere l' opinione pubblica nella propria direzione; lo fanno però con articoli che con il referendum non hanno nulla a che fare, come nel caso di questa perdita di petrolio in Francia da un oleodotto terrestre.  Come potete vedere, nell' articolo, pur trattando di petrolio, c' é l' immancabile riferimento al nostro referendum. Puro terrorismo mediatico.
Allora perchè é importante andare a votare e votare per il NO?
Per vari motivi, che voglio qui riassumere:
- perchè la motivazione ambientalista e turistica del fronte del SI secondo la quale prolungare la vita di queste concessioni danneggerebbe il turismo é una bufala di prima categoria, e chiunque sostenga questa motivazione é un bugiardo se non un incompetente. Dati alla mano non esiste nessuna relazione tra la presenza di trivelle nella fascia delle 12 miglia marine e presenza turistica.... e se non volete credere alla ovvietà del fatto che queste trivelle spesso a occhio nudo nemmeno si vedono, e che ai turisti della presenza di trivelle non gliene frega niente (non vano certo a prenotare le vacanze con la mappa delle trivelle), forse potrete chiedere a chi ha studiato il fenomeno e ha prodotto uno studio apposito, con tanto di grafico. Eccolo qui. Vi prego di fare attenzione alla data dell' articolo: Giugno 2014.
- perchè se la quantità di gas estraibile dai pozzi in concessione a società italiane, anche ammettendo che venga tutto usato in Italia, non serve certo a coprire il fabbisogno italiano energetico, é un contributo di circa il 2-3% che aiuta a importare di meno, e sopratutto fa andare avanti per almeno un decennio la filiera di lavorazione già in esercizio. I sostenitori del SI vogliono farci credere che si potrebbe tranquillamente investire in rinnovabili che darebbero più lavoro di quanto ne dia l' attività estrattiva e lavorativa di questo gas, il problema di fondo però é che i posti di lavoro nel campo delle

mercoledì 13 aprile 2016

STOP AL BICAMERALISMO, CON IL VOTO ALLA CAMERA NASCE IL SENATO DEI 100. IL COMMENTO DI BERLUSCONI


Per la Boschi "un risultato storico", ma dal centrodestra arrivano le prime critiche: "Il popolo dirà 'no'"
Con 361 voti favorevoli e soltanto sette contrari, è stato approvato alla Camera il disegno di legge della riforma Costituzionale, non votata dai deputati dell'opposizione. Il via libera finale alle riforme costituzionali arriva dopo due anni e passa la palla alla cittadinanza, che sul tema sarà chiamata a esprimersi attraverso un referendum.   il commento di Silvio Berlusconi. "La Costituzione è la Carta fondamentale della nostra Repubblica. Andava migliorata, dove necessario, tutti insieme, con il contributo di tutte le forze politiche, nessuna esclusa", ha detto, aggiungendo: "Un premier neppure mai presentatosi alle elezioni, supportato da una maggioranza incostituzionale e con l'apporto decisivo al Senato di 60 transfughi del centrodestra, ha voluto invece far prevalere l'arroganza dinanzi al buonsenso, consegnando al Paese una riforma sbagliata e pericolosa, tesa al proprio interesse e non a quello degli Italiani. La posta in gioco è il futuro dell'Italia libera e democratica così come gli Italiani l'hanno fortemente voluta nel secondo dopoguerra. Non consentiremo un ritorno ad un passato buio della storia del nostro Paese, ci batteremo al referendum per difendere la Repubblica Italiana dalla voglia di potere di un premier mai eletto".
   Il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, che conta sul fatto che "il popolo avrà diritto di dire 'no'". "Nonostante Renzi abbia voluto falsificare anche il significato del referendum, facendolo coincidere con se stesso, con un plebiscito sul suo nome. Nei fatti, questa riforma è diventata un ologramma di Renzi, e noi ci impegneremo a farlo svanire", ha aggiunto Brunetta, chiarendo che "la Costituzionale di uno Stato, di una nazione, di un popolo, almeno in Occidente riflette, deve riflettere valori condivisi dalla larghissima parte di quel popolo, così è accaduto in Italia nel 1947. Oggi vediamo accadere il contrario". "

lunedì 11 aprile 2016

NO-TRIV A RAVENNA


Pozzo Angelina Ravenna

LA STAMPA Torino - La piattaforma Angelina ha un nome da signora e otto gambe come un polpo, affondate nella sabbia a un chilometro e 800 metri dalle spiagge del Lido di Dante. E' la più vecchia di tutte e sembra che abbia il soffio al cuore, un sibilo al modulo di processo dove il gas si separa dall'acqua: i] cuore, appunto. Ma non è nulla di patologico, dice il medico curante che qui è un ingegnere dell'Eni, solo la pressione del metano. La trivella che è andata a stanarlo 3000 metri sotto il mare è stata smantellata. Restano i 24 tubi che lo portano a galla, una piastra dove atterrano gli elicotteri, la gru per imbarcare i pezzi di ricambio, la cabina con l'infermeria, il serbatoio raccolta drenaggi, gli alloggi per i tecnici che ogni tanto salgono per la manutenzione.
"Un isola del tesoro, a modo suo. Di metallo anodizzato dipinto di arancione. Al Lido di Dante la ritengono responsabile dell’erosione della spiaggia, ma è il livello massimo di polemica fra i no-triv. Persino Lino Miccoli, il gestore dei bagni Susy che prosperano dirimpetto e domani inaugurano la stagione, sostiene che oramai è un’ attrazione tuistic. Dovreste vederla di notte, tutta illuminata." Tanta benevolenza per le dell'Adriatico piattaforme, nell'alto e medio Adriatico, ha varie spiegazloni. Qui il petrolio non c'è e 11 metano non inquina. L'attività di estrazione ha attirato aziende di ingegneria subacquea, elettronica e robotica di livello mondiale. Il lavoro garantito dal centinaio di pozzi in attività assicura uno stipendio a più di 6000 persone e l’indotto coinvolge categorie indispensabili. Mercoledi hanno manifestato contro il referendum i pescatori di mitili, che anche qui si chiamano cozze ma con la

venerdì 8 aprile 2016

DOMENICA 17 APRILE VADO A VOTARE “NO”


Domenica 17 aprile andrò a votare per il referendum delle “Trivelle” dando un bel NO. Forza Italia ha dato libertà di coscienza il mio voto è motivato dal rifiuto continuo di ogni scelta, per me strategica, per non scontentare nessuno, che alla fine ha bloccato l’Italia, facendo aumentare i costi e rimanendo gli ultimi in Europa. L’ultimo grave errore il no al Nucleare, siamo circondati da impianti nucleari ma noi abbiamo detto no, facendo spendere tanti soldi per chiudere le uniche tre modeste centrali costruite. Tutti No, voluti dalla sinistra e ambientalisti, che hanno bloccato e bloccano lo sviluppo dell’Italia e la provincia di Ravenna, come quello di continuare l’estrazione del gas; non realizzare le infrastrutture, ecc. Con la continua negazione abbiamo perso il “treno” e purtroppo non lo recupereremo, l’energia alternativa costa un pozzo di euro e all’estero stanno bloccando per i costi e l’ insufficiente al fabbisogno reale. La sinistra della Provincia di Ravenna non ha avuto una visione di largo respiraro e ha sempre inseguito la “negazione” a tutto. Sotto i nostri occhi vediamo la situazione. Come consigliere provinciale di Forza Italia ha sostenuto alcune battaglie e detto no ad altre scelte come l’ampliamento della discarica di Riolo Terme, giunta al termine, e l’autorizzazione alla centrale di Russi, ai supermercati.
Riconfermo quanto sostenuto da sempre chi sbaglia paghi e quindi avemmo un controllo  su quanto viene fatto, ma Ravenna è la prima a dimenticarsene ricordo ad esempio lo scandalo Stepra  -30 milioni buttati- al vento da Provincia,  Comuni e la Camera di Commercio, tutti soldi pubblici e privati….
Votando No potremmo rompere questa “melma” che copre la Provincia dal pubblico al privato..
Vincenzo Galassini consigliere provinciale Forza Italia,

RIOLO TERME SERVIZIO TELEVISIVO



giovedì 7 aprile 2016

IL COMUNE DI IMOLA VUOLE ESCLUDERE I “VICINI” TENENDO IL 100% DEI FONDI DEI RIFIUTI SPECIALI, TAGLIANDO FUORI RIOLO TERME E GLI ALTRI COMUNI CONFERENTI?

Riolo a bocca asciutta sui rifiuti speciali e la battaglia con atersir che continua. Questi i risultati più evidenti delle nuove intese che Comune di Imola e Hera si apprestano a siglare per la gestione della discarica Tre Monti che è oggetto di un progetto di ampliamento che interesserà il territorio di Riolo Tenne. I vecchi patti prevedevano che a Imola e Rido spettassero rispettivamente quote del 90 e del 10 per cento per il conferimento in discarica sia dei rifiuti urbani che di quelli speciali. DOPO che il Comune di Imola ha denunciato di non aver ricevuto per anni quanta gli sarebbe spettato (per questo ha fatto ricorso e confida in ima transazione con Hera), nel luglio scorso Atersir (Agenzia territoriale dell'Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti) ha modificato, per il 2016, la parte dell'accordo relativa alla ripartizione delle indennità per i soli rifiuti urbani. Il risultato? Imola è scesa dal 90 al 32%, con Riolo che contestualmente è salita dal 10 al 68%. Il comune di Imola ha impugnato davanti al Tar quella delibera, ritenuta troppo penalizzante. E il Comune di Riolo Tenne (che non aveva trovato un accordo con i 'vicini') ha deciso di resistere nominando un legale. DALL'ALTRA parte, siccome resta invece nelle facoltà dell'amministrazione e di Hera poter disciplinare - senza l’intervento di Atersir l'indennità per i rifiuti speciali, l’ente di piazza Matteotti ha deciso di alzare il tiro. Per il Comune di Imola l’impatto dell'allargamento della discarica sarebbe molto più pesante sul suo nuova intesa con la multiservizi il Comune ha fatto mettere nero su bianco un aumento, dal 90 al 100%, della quota di disagio ambientale che gli spetta. Mangiandosi dunque pure la parte che fino al 2015 andava nelle casse dell'amministrazione di Riolo. In soldoni, assieme al prezzo base, Hera addebiterà a tutti i conferenti i rifiuti non soggetti a regolazione pubblica da parte di Atersir altri 9,26 euro a tonnellata per chi arriva dai comuni del Con-Ami e 13,22 euro per gli altri. Oltre che 4,63 euro a tonnellata per i rifiuti speciali non pericolosi. 

HERA GRANDI RISULTATI DELL’ IMPRESA, MA TARIFFE IN CRESCITA

Ascolta la dichiarazione del presidente del gruppo HERA sui risultati economici del 2015……

mercoledì 6 aprile 2016

INTERPELLANZA DI GALASSINI F.I., DISCARICA TRE MONTI IMOLA E RIOLO TERME: PARERE DELLA PROVINCIA DI RAVENNA

PREMESSO CHE: - l'Unione Europea ha stabilito con la direttiva 99/31/CE, recepita dal D.Lgs.13 gennaio 2003 n. 36, che in discarica debbano finire solo materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili e che le discariche non devono essere localizzate nei calanchi;
- la direttiva 2008/98/CE, recepita dal D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205, stabilisce una gerarchia in materia di gestione dei rifiuti dando priorità alla prevenzione, alla preparazione per il riutilizzo, al riciclaggio, al recupero di altro tipo e solo in ultima istanza allo smaltimento;
- a livello nazionale con il Decreto Ronchi, D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22 successivamente abrogato dal D.Lgs 152/2006, si è passati a considerare i rifiuti come una risorsa da gestire e valorizzare; oggi lo smaltimento in discarica sta diventando la fase residuale della gestione dei rifiuti.
CONSIDERATO CHE: - La discarica Tre Monti è nata per lo smaltimento dei rifiuti urbani prodotti localmente, come previsto dalla legge, ma da anni vengono conferiti in discarica rifiuti che provengono da tutt'Italia e questo ne ha causato il suo rapido esaurimento; - gli impatti ambientali e sanitari di una discarica sono molto elevati e relativamente a quella dì Imola si sono evidenziati valori di metalli pesanti nelle falde acquifere di molto superiori alla norma; - la discarica Tre Monti è localizzata in un sito soggetto a frane e smottamenti, fattori che la rendono ancor più pericolosa perché soggetta a perdite di percolato nocivo in grado di avvelenare le falde e il suolo;  - In questo ambito del territorio, il rurale predominante è quello ad alta vocazione produttiva agricola ed è caratterizzato, dal punto di vista morfologico, da moderati rilievi sub-arrotondati e da acclività modesta nonché da emergenze geologiche di grande rilevanza naturalistica come l'imponente Vena del gesso affiorante. Tale unità è altresì caratterizzata da una forte pressione da parte del sistema insediavo e agricolo, specie quello fruttifero e vitivinicolo; - la discarica "Tre Monti" di Imola è la più grande dell'Emilia-Romagna e ne e previsto l'esaurimento entro il 2016 con volume utile complessivo di: 4.175.000 m3, pari a 3.758.000 tonnellate di rifiuti, corrispondenti ai lotti 1 e 2 attualmente esauriti e 2.094.000 m3 pari a 1.500.000 tonnellate di rifiuti a smaltimento (relativi al 3° lotto entrato in esercizio dall'agosto del 2010); - è stato presentato un progetto di gestione dei rifiuti che prevede l'ampliamento dell'attuale; ESAMINATO Il fatto che l'amministrazione comunale imolese, ha a tutti gli effetti avvallato la

martedì 5 aprile 2016

LA BRIGATA EBRAICA CHE INSIEME ALLE FORZE ALLEATE CONTRIBUI A LIBERARE BRISIGHELLA E L’ITALIA

Dal blog di Wanda Valgimigli - 3 Aprile 1945, a San Ruffillo di Brisighella (Ravenna), Moshe Sharret dell'Agenzia Ebraica consegna la bandiera di combattimento al Generale Ernest Frank Benjamin, comandante della Brigata Ebraica.  La bandiera sarà il vessillo del futuro Stato d'Israele.
Bianca Tramontani Il fronte sul Senio fu aperto dalla Brigata Ebraica. Per riconoscere l'azione di tutti quei ragazzi morti per la nostra libertà, quanti anni sono trascorsi? Tanti! Onore a tutti voi ragazzi. Grazie.

lunedì 4 aprile 2016

SILENZIO DEL COMUNE DI BRISIGHELLA E ALTRI DELL’UNIONE, SUI PROFUGHI. QUANTI PROFUGHI DEBBANO ANCORA ARRIVARE E DOVE?


Dal Resto del Carlino apprendiamo : DA PALAZZO Manfredi  fanno sapere, sul territorio  dell'Unione, dal primo novembre - data in cui è entrata  in vigore la convenzione tra Prefettura e ASP (azienda di servizi alla persona) - sono stati accolti 45 richiedenti asilo o protezione, prevalentemente molto giovani; alloggiali in strutture dell'Asp o convenzionate con essa. Venti sono arrivati a Faenza (di cui sei a Reda), 10 a Brisighella, otto a Solarolo, cinque a Castel Bolognese e due a Casola Valsenio. Altri cinque stanno arrivando sul territorio dell'Unione  proprio in questi giorni: probabilmente verranno accolti a Riolo Terme. I posti ancora disponibili – corrispondenti  al  numero di profughi che l'ASP può ancora potenzialmente ospitare – sono TRENTA, presumibilmente sono anch'essi destinati ad essere occupati.
       IL SINDACO DI BRISIGHELLA TACE, CHIEDIAMO NUOVAMENTE: I PROFUGHI DA CHE NAZIONE  PROVENGONO E IL MOTIVO DELL’ACCOGLIENZA, QUANTI ALTRI SONO PREVISTI?
ALTRI PROFUGHI in arrivo a Faenza e nell’Unione dei comuni? «i consiglieri della Lega di Faenza affermano veniamo a sapere, per vie traverse, che a Faenza sarebbero arrivati altri 12 profughi, e 40 sarebbero attesi per lunedi, premesso (che è e resta inaccettabile che le risorse economiche vengano destinate agli extracomunitari anziché ai faentini, «per quale motivo se il prefetto e l’ amministrazione faentina ritengono di aver agito nel modo giusto non hanno comunicato pubblicamente che in città stavano per essere accolti altri profughi? Dal Ministero sono destinati  i soliti 35-37 euro al  giorno a profugo, quasi due mila euro totali. Pare però  che solo 350 verranno spesi per alloggio e pasti, gli altri li  tratterà l’ASP  per corsi d'italiano e altre attività volte all'integrazione. Pare evidente come si speculi  sull’ accoglienza sulle spalle dei contribuenti».

RIOLO TERME: DISCARICA NEL MIRINO


«L'impianto va chiuso e bonificato Vediamoci chiaro" controbatte alle integrazioni di Hera

MATTEO PIRAZZOLI – Corriere Romagna - IMOLA. Sul tavolo della Conferenza dei servizi sull’ampliamento della discarica ci sarà anche l’ultima relazione del comitato Vediamoci chiaro. Una relazione nata per controbattere alle integrazioni che Hera a depositato in Regione lo scorso 3 marzo.
«Una montagna di carta inutile, inaccettabile per mille motivi» è il commento di Marco Stevanin del comitato. Carenze sulla valutazione dell’impatto ambientale, analisi nei pozzi spia che indicano la presenza di sostanze inquinanti oltre i limiti di legge, discrepanze progettuali sull’impianto di gestione del percolato, l’estrema fragilità del territorio su cui si intende realizzare l’ampliamento. Questi i punti principali della perizia preliminare redatta da un gruppo di lavoro (oltre a Stevanin, ci sono Giulia Baldisserra e Giovanni Orlando di Terra srl, il ricercatore Fabrizio Bianchi, Cinzia Morsiani, il docente universitario Alessandro Buscaroli e l’avvocato Giuseppe Farina) che, pur non essendo obbligatoria, il comitato ha depositato volontariamente e che la Regione ha accolto. «Sul percolato, la questione è molto strana. Nella risposta che Hera ha fornito alla Regione dice che il progetto presentato s’intende superato e che non è previsto alcun impianto di pre trattamento del percolato grazie agli investimenti effettuati. Non è chiaro però quali siano questi investimenti, visto che il progetto è ancora in fase di Via e quello presentato in precedenza prevedeva l’uso temporaneo della discarica» fa notare Cinzia Morsiani.
Altro tema caldo è quello delle analisi delle acque profonde. «I loro dati dicono che nei pozzi spia risulta tutto inquinato, ma la relazione che hanno fornito minimizza. In pratica dicono che ci sono sostanze rilasciate dal terreno, come se la discarica non esistesse». Per il comitato però la tesi non regge. Troppo elevati i livelli riscontrati di arsenico, cianuri, cromo IV, nichel, selenio e troppe perplessità sui criteri adottati per effettuare i rilievi. Perplessità che nutrono anche sulla staticità del suolo. Se la discarica esistente poggia su un terreno più stabile, quello del futuro ampliamento «è una zona argillosa, una zona sismica in classe 2, come L’Aquila». «Molti geologi dicono che è impensabile che si faccia lì una discarica. Tra l’altro nel piano dei rifiuti della Provincia di Ravenna non è prevista alcuna in quel punto. Per tutte queste ragioni chiediamo subito che l’impianto venga chiuso e bonificato».
Ora l’attenzione del comitato è tutta rivolta all’avvio della Conferenza dei servizi, che include 22 enti, in programma lunedì 4 aprile e più avanti sulla marcia in programma domenica 10, percorrendo a piedi i 7 chilometri che separano il bar Renzo dalla discarica. Se al termine dell’iter amministrativo arrivasse l’autorizzazione a procedere con l’ampliamento, «impugneremo l’atto contro quegli enti che l’hanno concessa» rivela Stevanin. E oltre al piano amministrativo, la battaglia potrebbe andare anche su quello penale. «Stiamo studiando di fare un esposto, ma lo faremo nei tempi e modi dovuti, facendo una nuova perizia e individuando le responsabilità, tra cui anche quella di reato ambientale»

venerdì 1 aprile 2016

BOLLETTE DELL’ ACQUA, RAVENNA E’ LA CITTA’ PIU’ COSTOSA DELL’EMILIA ROMAGNA. MERITO DEI COMUNI E HERA….


Ecco i dati sul costo dell'acqua nella regione e nelle maggiori città romagnole.
Bollette dell'acqua, Ravenna è la città più costosa dell'Emilia Romagna
Il costo dell'acqua in Emilia Romagna, oltre ad essere in aumento del 5% rispetto allo scorso anno, è maggiore rispetto alle medie nazionali: la media nazionale è infatti di 376 all'anno mentre in Emilia Romagna se ne spendono 460. Le differenze tra i capoluoghi di provincia è notevole. Ravenna spicca per essere la città dove l'acqua costa di più; infatti i ravennati la pagano 523 euro l'anno. Sul podio delle città più costose della regione ci sono ancora due romagnole: Forlì e Cesena a pari merito con 509 euro. Rispetto al 2014 il prezzo dell'acqua è aumentato in tutte e tre le città: a Ravenna nel 2014 si viaggiava sui 494 euro, mentre a Forlì 477 euro e Cesena 478 euro. 
Questi sono i dati forniti dall'osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, che collocano la nostra regione al quarto posto tra le più care, per quanto riguarda l'acqua, preceduta dal primo posto della Toscana, il secondo delle Marche e il terzo dell'Umbria. Si segnala anche che dal 2007 ad oggi il prezzo dell'acqua ha subito un rincaro di circa il 70% sia nelle provincia di Ravenna che quella di Forlì-Cesena. La buona notizia per la nostra regione è che per quanto riguarda la dispersione di acqua; se infatti la media nazionale di dispersione di acqua è del 33%, nella nostra regione solo il 26% dell'acqua viene sprecata.