giovedì 4 febbraio 2016

LA DI STABILITA’, “SARA’ BOCCIATA, MANOVRA CORRETTIVA O PROCEDURA DI INFRAZIONE” AFFERMA BRUNETTA


 “Può anche non aspettarla, il ministro Padoan, la decisione della Commissione europea sul maggior deficit (cosiddetta ‘flessibilità’) all’Italia, perché in cuor suo sa già che non potrà ottenere nulla, come lo sapeva già prima di scrivere la Legge di stabilità che tutto quel deficit contiene, ma ha dovuto piegarsi alle volontà spendaccione ed elettoralistiche del suo premier.
Ricordiamo a Matteo Renzi e al ministro Padoan, ma anche al Ragioniere generale dello Stato, nonché al presidente della Repubblica, che la richiesta di maggior deficit che l’Italia fa all’Europa – attraverso l’applicazione della cosiddetta ‘clausola delle riforme’ (per 5 decimali di Pil, pari a circa 8 miliardi di euro), della cosiddetta ‘clausola degli investimenti’ (per 3 decimali di Pil, pari a circa 5 miliardi di euro) e dell’ulteriore clausola per l’immigrazione (per 2 decimali di Pil, pari a circa 3 miliardi di euro) – appare del tutto infondata.
Quanto alla ‘clausola delle riforme’, ci sono almeno tre motivi ostativi: 1) il governo ne ha già fatto ricorso lo scorso anno, quando, proprio con questa giustificazione, il rapporto deficit/Pil relativo al


2016 fu aumentato dall’1,4% inizialmente previsto all’1,8% finale; 2) il governo non può chiedere per due volte consecutive margini di flessibilità/deficit riferiti alle medesime riforme: se non è riuscito ad attuarle, o se gli effetti sperati non si sono ancora realizzati, non ha alcun diritto a chiedere ulteriori deroghe; 3) non ricorrono quest’anno le ‘circostanze eccezionali’, vale a dire crescita negativa del Pil e dell’inflazione, cui ci si era appellati un anno fa.
Quanto alla ‘clausola degli investimenti’, ci sono altri due motivi ostativi: 1) il Fiscal compact impone che il paese che ne fa ricorso abbia un andamento discendente del debito pubblico: condizione non rispettata dall’Italia, dove il debito pubblico continua a crescere, checché ne dicano Renzi e Padoan, con le loro previsioni; 2) il ricorso a tale clausola è legato al cofinanziamento di fondi strutturali europei già stanziati. Ma se, come spesso accade in Italia, a causa di ritardi di qualsiasi tipo, gli investimenti non vengono effettuati, o slittano all’anno successivo, viene meno per il governo la possibilità di usufruire della flessibilità europea/del deficit.
Quanto all’emergenza immigrazione, le dichiarazioni di Bruxelles di questi giorni non lasciano prevedere nulla di buono.
Quindi, se tutto andasse bene con l’Europa, i decimali di flessibilità/deficit concessi all’Italia sarebbero al massimo tre (uno per le riforme e uno-due per gli investimenti), pari a meno di 5 miliardi di euro. Come farà Renzi a coprire tutte le spese di cui ha riempito la sua Legge di stabilità? Servirà una manovra correttiva in primavera da 5-8 miliardi e una manovra monstre da 45-50 miliardi nel 2017. Oppure l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione non ce la toglie nessuno. Tertium non datur”.

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