“Può anche non aspettarla, il ministro Padoan,
la decisione della Commissione europea sul maggior deficit (cosiddetta
‘flessibilità’) all’Italia, perché in cuor suo sa già che non potrà ottenere
nulla, come lo sapeva già prima di scrivere la Legge di stabilità che tutto
quel deficit contiene, ma ha dovuto piegarsi alle volontà spendaccione ed
elettoralistiche del suo premier.
Ricordiamo a
Matteo Renzi e al ministro Padoan, ma anche al Ragioniere generale dello Stato,
nonché al presidente della Repubblica, che la richiesta di maggior deficit che
l’Italia fa all’Europa – attraverso l’applicazione della cosiddetta ‘clausola
delle riforme’ (per 5 decimali di Pil, pari a circa 8 miliardi di euro), della
cosiddetta ‘clausola degli investimenti’ (per 3 decimali di Pil, pari a circa 5
miliardi di euro) e dell’ulteriore clausola per l’immigrazione (per 2 decimali
di Pil, pari a circa 3 miliardi di euro) – appare del tutto infondata.
Quanto alla
‘clausola delle riforme’, ci sono almeno tre motivi ostativi: 1) il governo ne
ha già fatto ricorso lo scorso anno, quando, proprio con questa
giustificazione, il rapporto deficit/Pil relativo al
2016 fu
aumentato dall’1,4% inizialmente previsto all’1,8% finale; 2) il governo non
può chiedere per due volte consecutive margini di flessibilità/deficit riferiti
alle medesime riforme: se non è riuscito ad attuarle, o se gli effetti sperati
non si sono ancora realizzati, non ha alcun diritto a chiedere ulteriori
deroghe; 3) non ricorrono quest’anno le ‘circostanze eccezionali’, vale a dire
crescita negativa del Pil e dell’inflazione, cui ci si era appellati un anno
fa.
Quanto alla
‘clausola degli investimenti’, ci sono altri due motivi ostativi: 1) il Fiscal
compact impone che il paese che ne fa ricorso abbia un andamento discendente
del debito pubblico: condizione non rispettata dall’Italia, dove il debito
pubblico continua a crescere, checché ne dicano Renzi e Padoan, con le loro
previsioni; 2) il ricorso a tale clausola è legato al cofinanziamento di fondi
strutturali europei già stanziati. Ma se, come spesso accade in Italia, a causa
di ritardi di qualsiasi tipo, gli investimenti non vengono effettuati, o
slittano all’anno successivo, viene meno per il governo la possibilità di
usufruire della flessibilità europea/del deficit.
Quanto
all’emergenza immigrazione, le dichiarazioni di Bruxelles di questi giorni non
lasciano prevedere nulla di buono.
Quindi, se
tutto andasse bene con l’Europa, i decimali di flessibilità/deficit concessi
all’Italia sarebbero al massimo tre (uno per le riforme e uno-due per gli
investimenti), pari a meno di 5 miliardi
di euro. Come farà Renzi a coprire tutte le spese di cui ha riempito la sua
Legge di stabilità? Servirà una manovra
correttiva in primavera da 5-8 miliardi e una manovra monstre da 45-50 miliardi nel 2017. Oppure
l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione non ce la
toglie nessuno. Tertium non datur”.
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