BERNINI - Al Ministro
dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che, a quanto
risulta all'interrogante:
la discarica "Tre Monti" sorge all'estremità sud del
territorio comunale di Imola (Bologna), in località Pediano, a una distanza di
circa 9 chilometri dal centro della città, e il suo volume utile complessivo è
di 4.175.000 metri cubi, pari a 3.758.000 tonnellate di rifiuti, corrispondente
ai lotti 1 e 2 attualmente esauriti;
il terzo lotto, entrato in funzione nell'agosto 2010, di 2.094.000
metri cubi, pari a 1.500.000 tonnellate di rifiuti a smaltimento, è prossimo
alla saturazione prevista per il 2016;
il 23 settembre 2015, sul Bollettino ufficiale della Regione
Emilia-Romagna n. 244 (parte seconda) è stata data notizia del deposito, per la
libera consultazione da parte dei soggetti interessati, degli elaborati
progettuali per l'effettuazione della procedura di VIA (valutazione di impatto
ambientale), di modifica sostanziale di AIA (autorizzazione integrata
ambientale), delle varianti alle pianificazioni urbanistiche comunali,
dell'autorizzazione unica, ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003,
relativa al progetto: "Ampliamento della discarica Tre Monti: recupero
volumetrico in sopraelevazione del 3° lotto e realizzazione di un nuovo lotto
nei comuni di Imola (Bologna) e Riolo Terme (Ravenna) proposto da Con.Ami e HERAmbiente";
tra le principali opere legate all'ampliamento c'è quella della
realizzazione di un bacino di abbancamento rifiuti, suddiviso in 2 settori, su
un area di sedime totale di circa 7 ettari, tali da garantire un abbancamento
di 1.500.000 tonnellate di rifiuti;
considerato che, a quanto risulta all'interrogante:
l'ampliamento della discarica troverebbe numerosissime resistenze e
preoccupazioni nella popolazione tutta, che pare non sia stata sufficientemente
informata relativamente al progetto;
tali preoccupazioni sarebbero emerse con forza nel corso dell'assemblea
pubblica del 26 ottobre 2015, durante la quale i cittadini avrebbero avanzato
anche la richiesta di potersi esprimere sull'argomento attraverso una
consultazione popolare;
permangono criticità legate in particolare allo stato di
"salute" di tale impianto, con aspetti che non sarebbero stati
sufficientemente monitorati;
ad oggi appaiono numerosi i problemi ancora irrisolti, in particolare i
disagi rilevati pressoché costantemente dall'osservatorio permanente cittadino
(legati al cattivo odore e al passaggio continuo di mezzi pesanti, anche in
giorni festivi), di cui avrebbe preso atto anche lo stesso ConAmi (consorzio
proprietario della discarica) senza tuttavia mettere in campo soluzioni
efficaci;
in particolare, associazioni e comitati ambientalisti, insieme ai
referenti dell'osservatorio discarica "Tre Monti", hanno elaborato
una "proposta metodologica di monitoraggio indipendente dell'area vasta
attorno al sito della discarica Tre Monti" di Imola, al fine di
individuare l'eventuale livello di inquinamento e di contaminazione,
evidenziando diverse problematiche tra cui la circostanza che alle falde
acquifere negli anni non sia stata data sufficiente attenzione;
tra gli altri fattori negativi è stato evidenziato che l'impianto di
Imola, avendo più di 40 anni, sarebbe da considerare obsoleto e quindi da
chiudere definitivamente, mentre l'ampliamento farebbe diventare questa
discarica non solo quella più grande della regione, ma addirittura una delle
più grandi d'Italia, con fondati timori che potrebbe accogliere rifiuti da
tutta Italia come già avvenuto negli anni passati;
da notizie in possesso dell'interrogante, tale sito non può definirsi
strategico per i fabbisogni strettamente regionali (come più volte affermato
dalla Regione Emilia-Romagna) dato che, stanti i dati riferiti al 2014, solo il
17 per cento dei rifiuti conferiti in discarica proveniva dalla regione
medesima;
a oggi non risulterebbero disponibili nemmeno i fatturati relativi al
volume di affari di tale impianto, ai fini di una più corretta e trasparente
gestione;
già nel 2010 si verificò un grave problema legato all'inquinamento del
confinante rio Rondinella, a seguito della fuoriuscita di percolato, situazione
che pare abbia portato la Procura ad aprire un'indagine per presunto reato
ambientale;
nel medesimo anno, veniva segnalata da più parti la necessità di un
monitoraggio da parte di una commissione indipendente, proprio a seguito della
fuoriuscita del percolato, manifestando preoccupazione per la posizione
"anomala" del sito imolese rispetto alla maggioranza delle altre
discariche e cioè in un sito collinare con un elevato rischio idrogeologico;
una nuova segnalazione all'ARPA Emilia-Romagna da parte dei cittadini è
arrivata nell'aprile 2015 e riguardava ancora lo stato del rio Rondinella, le
cui acque avevano assunto un colore nerastro per diverse ore prima di ritornare
alla normalità;
tenuto conto che:
il codice dell'ambiente, di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006,
n. 152, parte IV, "Rifiuti e bonifica dei siti inquinati" all'art.
179, comma 1, recita che: "La gestione dei rifiuti avviene nel rispetto
della seguente gerarchia: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c)
riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e)
smaltimento" e al comma 2 che "La gerarchia stabilisce, in generale,
un ordine di priorità di ciò che costituisce la migliore opzione ambientale.
Nel rispetto della gerarchia di cui al comma 1, devono essere adottate le
misure volte a incoraggiare le opzioni che garantiscono, nel rispetto degli
articoli 177, commi 1 e 4, e 178, il miglior risultato complessivo, tenendo
conto degli impatti sanitari, sociali ed economici, ivi compresa la fattibilità
tecnica e la praticabilità economica";
con la decisione 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 20 novembre 2013, relativa ad un programma generale di azione dell'Unione
in materia ambientale fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro
pianeta", nella gestione dei rifiuti, l'Unione si prefigge "di
diventare un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva entro il 2020,
ponendo in essere una serie di politiche e di azioni intese a renderla
un'economia efficiente nell'uso delle risorse e a basse emissioni di
carbonio", e in particolare tale programma, all'obiettivo prioritario 2,
denominato "trasformare l'Unione in un'economia a basse emissioni di
carbonio, efficiente nell'impiego delle risorse, verde e competitiva"
evidenzia che "è opportuno rimuovere gli ostacoli alle attività di
riciclaggio nel mercato interno dell'Unione e riesaminare gli obiettivi
esistenti in materia di prevenzione, riutilizzo, riciclaggio, recupero e di
alternative alla discarica per progredire verso un'economia «circolare» basata
sul ciclo di vita, con un uso senza soluzione di continuità delle risorse e
rifiuti residui che sia quasi inesistente";
la direttiva 1999/31/CE del Consiglio 26 aprile 1999, relativa alle
discariche di rifiuti, all'articolo 5 "Rifiuti e trattamenti non
ammissibili in una discarica", comma 1, stabilisce che: "Non oltre
due anni dopo la data prevista nell'articolo 18, paragrafo 1, gli Stati membri
elaborano una strategia nazionale al fine di procedere alla riduzione dei
rifiuti biodegradabili da collocare a discarica e la notificano alla
Commissione. Detta strategia dovrebbe includere misure intese a realizzare gli
obiettivi di cui al paragrafo 2, in particolare mediante il riciclaggio, il
compostaggio, la produzione di biogas o il recupero di materiali/energia";
il progetto "Zero Waste Europe" "promuove il cambiamento
infrastrutturale della gestione dei rifiuti a livello locale e richiede
l'implementazione della prevenzione dei rifiuti nei programmi locali,
l'adozione da parte dei comuni della differenziazione dei rifiuti in modo che
il relativo flusso sia separato alla fonte e la progressiva riduzione dei
rifiuti residuali", che vengono consegnati in discarica o negli
inceneritori;
la ratio delle normative nazionali ed europee si muove nella
direzione di considerare lo smaltimento in discarica come fase residuale del
trattamento dei rifiuti e pertanto, a giudizio dell'interrogante, un progetto
di ampliamento di tale portata appare quantomeno anacronistico, in assenza di
un ulteriore studio volto ad esplorare soluzioni alternative per il recupero e
il riciclaggio dei rifiuti e al fine di evitare l'ampliamento del sito imolese,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione esposta;
se ritenga che l'ampliamento di
una discarica di 40 anni di vita possa essere un'operazione consona sotto il
profilo dell'impatto ambientale o, viceversa, sia da considerare un'operazione
non coerente con i principi che ispirano le norme nazionali ed europee in
materia di tutela ambientale, di economia circolare e di riduzione dei rifiuti;
se intenda mettere in campo azioni volte ad evitare che la discarica
imolese venga ampliata, sollecitando le amministrazioni competenti a ricercare
soluzioni meno impattanti sotto il profilo ambientale.
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