venerdì 6 novembre 2015

INTERROGAZIONE DELLA SENATRICE ANNA MARIA BERNINI (FI) SULLA DISCARICA TRE MONTI – RIOLO TERME


BERNINI - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
la discarica "Tre Monti" sorge all'estremità sud del territorio comunale di Imola (Bologna), in località Pediano, a una distanza di circa 9 chilometri dal centro della città, e il suo volume utile complessivo è di 4.175.000 metri cubi, pari a 3.758.000 tonnellate di rifiuti, corrispondente ai lotti 1 e 2 attualmente esauriti;
il terzo lotto, entrato in funzione nell'agosto 2010, di 2.094.000 metri cubi, pari a 1.500.000 tonnellate di rifiuti a smaltimento, è prossimo alla saturazione prevista per il 2016;
il 23 settembre 2015, sul Bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna n. 244 (parte seconda) è stata data notizia del deposito, per la libera consultazione da parte dei soggetti interessati, degli elaborati progettuali per l'effettuazione della procedura di VIA (valutazione di impatto ambientale), di modifica sostanziale di AIA (autorizzazione integrata ambientale), delle varianti alle pianificazioni urbanistiche comunali, dell'autorizzazione unica, ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003, relativa al progetto: "Ampliamento della discarica Tre Monti: recupero volumetrico in sopraelevazione del 3° lotto e realizzazione di un nuovo lotto nei comuni di Imola (Bologna) e Riolo Terme (Ravenna) proposto da Con.Ami e HERAmbiente";
tra le principali opere legate all'ampliamento c'è quella della realizzazione di un bacino di abbancamento rifiuti, suddiviso in 2 settori, su un area di sedime totale di circa 7 ettari, tali da garantire un abbancamento di 1.500.000 tonnellate di rifiuti;
considerato che, a quanto risulta all'interrogante:


l'ampliamento della discarica troverebbe numerosissime resistenze e preoccupazioni nella popolazione tutta, che pare non sia stata sufficientemente informata relativamente al progetto;
tali preoccupazioni sarebbero emerse con forza nel corso dell'assemblea pubblica del 26 ottobre 2015, durante la quale i cittadini avrebbero avanzato anche la richiesta di potersi esprimere sull'argomento attraverso una consultazione popolare;
permangono criticità legate in particolare allo stato di "salute" di tale impianto, con aspetti che non sarebbero stati sufficientemente monitorati;
ad oggi appaiono numerosi i problemi ancora irrisolti, in particolare i disagi rilevati pressoché costantemente dall'osservatorio permanente cittadino (legati al cattivo odore e al passaggio continuo di mezzi pesanti, anche in giorni festivi), di cui avrebbe preso atto anche lo stesso ConAmi (consorzio proprietario della discarica) senza tuttavia mettere in campo soluzioni efficaci;
in particolare, associazioni e comitati ambientalisti, insieme ai referenti dell'osservatorio discarica "Tre Monti", hanno elaborato una "proposta metodologica di monitoraggio indipendente dell'area vasta attorno al sito della discarica Tre Monti" di Imola, al fine di individuare l'eventuale livello di inquinamento e di contaminazione, evidenziando diverse problematiche tra cui la circostanza che alle falde acquifere negli anni non sia stata data sufficiente attenzione;
tra gli altri fattori negativi è stato evidenziato che l'impianto di Imola, avendo più di 40 anni, sarebbe da considerare obsoleto e quindi da chiudere definitivamente, mentre l'ampliamento farebbe diventare questa discarica non solo quella più grande della regione, ma addirittura una delle più grandi d'Italia, con fondati timori che potrebbe accogliere rifiuti da tutta Italia come già avvenuto negli anni passati;
da notizie in possesso dell'interrogante, tale sito non può definirsi strategico per i fabbisogni strettamente regionali (come più volte affermato dalla Regione Emilia-Romagna) dato che, stanti i dati riferiti al 2014, solo il 17 per cento dei rifiuti conferiti in discarica proveniva dalla regione medesima;
a oggi non risulterebbero disponibili nemmeno i fatturati relativi al volume di affari di tale impianto, ai fini di una più corretta e trasparente gestione;
già nel 2010 si verificò un grave problema legato all'inquinamento del confinante rio Rondinella, a seguito della fuoriuscita di percolato, situazione che pare abbia portato la Procura ad aprire un'indagine per presunto reato ambientale;
nel medesimo anno, veniva segnalata da più parti la necessità di un monitoraggio da parte di una commissione indipendente, proprio a seguito della fuoriuscita del percolato, manifestando preoccupazione per la posizione "anomala" del sito imolese rispetto alla maggioranza delle altre discariche e cioè in un sito collinare con un elevato rischio idrogeologico;
una nuova segnalazione all'ARPA Emilia-Romagna da parte dei cittadini è arrivata nell'aprile 2015 e riguardava ancora lo stato del rio Rondinella, le cui acque avevano assunto un colore nerastro per diverse ore prima di ritornare alla normalità;
tenuto conto che:
il codice dell'ambiente, di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, parte IV, "Rifiuti e bonifica dei siti inquinati" all'art. 179, comma 1, recita che: "La gestione dei rifiuti avviene nel rispetto della seguente gerarchia: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e) smaltimento" e al comma 2 che "La gerarchia stabilisce, in generale, un ordine di priorità di ciò che costituisce la migliore opzione ambientale. Nel rispetto della gerarchia di cui al comma 1, devono essere adottate le misure volte a incoraggiare le opzioni che garantiscono, nel rispetto degli articoli 177, commi 1 e 4, e 178, il miglior risultato complessivo, tenendo conto degli impatti sanitari, sociali ed economici, ivi compresa la fattibilità tecnica e la praticabilità economica";
con la decisione 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 novembre 2013, relativa ad un programma generale di azione dell'Unione in materia ambientale fino al 2020 "Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta", nella gestione dei rifiuti, l'Unione si prefigge "di diventare un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva entro il 2020, ponendo in essere una serie di politiche e di azioni intese a renderla un'economia efficiente nell'uso delle risorse e a basse emissioni di carbonio", e in particolare tale programma, all'obiettivo prioritario 2, denominato "trasformare l'Unione in un'economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell'impiego delle risorse, verde e competitiva" evidenzia che "è opportuno rimuovere gli ostacoli alle attività di riciclaggio nel mercato interno dell'Unione e riesaminare gli obiettivi esistenti in materia di prevenzione, riutilizzo, riciclaggio, recupero e di alternative alla discarica per progredire verso un'economia «circolare» basata sul ciclo di vita, con un uso senza soluzione di continuità delle risorse e rifiuti residui che sia quasi inesistente";
la direttiva 1999/31/CE del Consiglio 26 aprile 1999, relativa alle discariche di rifiuti, all'articolo 5 "Rifiuti e trattamenti non ammissibili in una discarica", comma 1, stabilisce che: "Non oltre due anni dopo la data prevista nell'articolo 18, paragrafo 1, gli Stati membri elaborano una strategia nazionale al fine di procedere alla riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare a discarica e la notificano alla Commissione. Detta strategia dovrebbe includere misure intese a realizzare gli obiettivi di cui al paragrafo 2, in particolare mediante il riciclaggio, il compostaggio, la produzione di biogas o il recupero di materiali/energia";
il progetto "Zero Waste Europe" "promuove il cambiamento infrastrutturale della gestione dei rifiuti a livello locale e richiede l'implementazione della prevenzione dei rifiuti nei programmi locali, l'adozione da parte dei comuni della differenziazione dei rifiuti in modo che il relativo flusso sia separato alla fonte e la progressiva riduzione dei rifiuti residuali", che vengono consegnati in discarica o negli inceneritori;
la ratio delle normative nazionali ed europee si muove nella direzione di considerare lo smaltimento in discarica come fase residuale del trattamento dei rifiuti e pertanto, a giudizio dell'interrogante, un progetto di ampliamento di tale portata appare quantomeno anacronistico, in assenza di un ulteriore studio volto ad esplorare soluzioni alternative per il recupero e il riciclaggio dei rifiuti e al fine di evitare l'ampliamento del sito imolese,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione esposta;
se ritenga che l'ampliamento di una discarica di 40 anni di vita possa essere un'operazione consona sotto il profilo dell'impatto ambientale o, viceversa, sia da considerare un'operazione non coerente con i principi che ispirano le norme nazionali ed europee in materia di tutela ambientale, di economia circolare e di riduzione dei rifiuti;
se intenda mettere in campo azioni volte ad evitare che la discarica imolese venga ampliata, sollecitando le amministrazioni competenti a ricercare soluzioni meno impattanti sotto il profilo ambientale.

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