mercoledì 25 luglio 2012

STORICO SI DEL SENATO AL SEMIPRESIDENZIALISMO. ORA AVANTI ALLA CAMERA. BENE LA PROPOSTA DI BERLUSCONI


UNA GRANDE RIFORMA E’ A PORTATA DI MANO, NONOSTANTE I TENTATIVI UN POCO ISTERICI DI NEGARLA E MARGINALIZZARLA E LO SPAVENTO DI POTER DARE VOCE E PAROLA AL POPOLO. IL SEMIPRESIDENZIALISMO PUO’ DIVENTARE REALTA’-
E’ bastato che quattro gatti del PdL votassero a favore del semipresidenzialismo e del Senato federale per far uscire dai sepolcri tutti gli zombie della vecchia Repubblica che di cambiare qualcosa nei riti settecenteschi del nostro vivere politico non hanno alcuna intenzione. Il voto di oggi è inutile: buone intenzioni che rimarranno sulla carta. Le elezioni sono vicine, Berlusconi pensa agli aquiloni e alla campagna elettorale, Bersani a come ammazzare (politicamente, sia chiaro) Renzi, la Lega a chi sbianchettare dalle foto ufficiali. Il semipresidenzialismo interessa meno del menù di un ristorante da prenotare per la cena, in questo momento. Eppure, tre minuti dopo il sì del Senato già le agenzie battevano toni guerreschi e dichiarazioni di fuoco delle mummie nostrane. Pisanu, il vecchio e tremebondo Pisanu, si dissociava: eh sì, lui è legato alla Dc, al torbido, ai governi creati e disfatti in Parlamento, alle manovre di palazzo. Impossibile che votasse a favore lui, “la voce autorevole del PdL”, come l’ha definito Anna Finocchiaro. Pure la capa dei senatori piddini non ne vuol sapere di riscrivere qualche articolo della Costituzione e accusa Alfano e Gasparri di “mentire, perché questa riforma non vedrà mai la luce!”. Ovvio, a quelli come lei piace fare vertici notturni per decidere chi candidare al Quirinale. L’importante è che il prescelto sia o un senatore a vita del proprio gruppo o un ministro del proprio governo. La storia insegna, i fatti parlano chiaro. Ma gli ululati non finiscono qui: anche la Cgil, il sindacato degli scioperi e della lotta partigiana, non ci sta e parla addirittura di “inammissibile stravolgimento dell’ordinamento della Repubblica”, quasi che tutto fosse destinato all’immutabilità perpetua. La muffa al comando, per sempre. Rassegniamoci.




Via libera del Senato al semipresidenzialismo e all'elezione diretta del capo dello Stato. Passa con i voti di Lega, Pdl e Coesione nazionale l'emendamento del centrodestra all'articolo 9 del disegno di legge per le riforme costituzionali che prevede l'elezione diretta a suffragio universale del presidente della Repubblica. Contrari i senatori dell'Udc, astenuti quelli del Fli, mentre si sono assentati per protesta i parlamentari del Pd e dell'Idv. In dissenso dal gruppo si sono invece astenuti i senatori Pdl Giuseppe Pisanu e Ferruccio Saro. Come cambia la Carta La norma appena approvata modifica l'articolo 83 della Costituzione e introduce il semipresidenzialismo. Nel testo, si prevede che il presidente della Repubblica sia «il Capo dello Stato» che rappresenta l'unità della nazione e ne garantisce l'indipendenza. Il Capo dello Stato avrà il compito di vigilare sul rispetto della Costituzione; di assicurare il rispetto dei trattati e degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia a organizzazioni internazionali e sovranazionali. Rappresenta l'Italia in sede internazionale ed europea. Ed è eletto a suffragio universale e diretto. Gli elettori sono tutti i cittadini che hanno compiuto la maggiore età. Novità per Csm e Consiglio dei ministri Presidente alla guida del Dopo quella sull'elezione diretta del Capo dello Stato, l'aula di palazzo Madama ha approvato anche la norma, che stabilisce che il presidente della Repubblica non sia più a capo del Consiglio superiore della magistratura abrogando il decimo comma dell'articolo dell'articolo 87 della Costituzione. Il Csm sarà presieduto dal primo presidente della Corte di cassazione. Ne fa parte di diritto anche il procuratore generale presso la Corte di cassazione. Il pacchetto di emendamenti approvati riformano 13 articoli della Carta. Tra questi, anche quello che stabilisce che il nuovo presidente della Repubblica presieda anche il Consiglio dei ministri. L'emendamento, che modifica l'articolo 92 della Costituzione, recita: «il governo della Repubblica é composto dal primo ministro e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il presidente della Repubblica presiede il Consiglio dei ministri, salvo delega al primo ministro. Il presidente della Repubblica nomina il primo ministro. Su proposta del primo ministro nomina e revoca i ministri».
La rabbia del Pd  La scelta di procedere a tappe forzate per l'approvazione del ddl scatena le proteste del Pd. «È intollerabile», spiega la presidente dei senatori Anna Finocchiaro intervenendo in aula prima che il suo gruppo abbandonasse i lavori parlamentari, «che il Senato venga impegnato in una discussione, quella sulle riforme costituzionali, che non avrà alcuna sorte. Mentre per la spending review, provvedimento importantissimo per il rilancio dell'economia del Paese, resteranno le briciole di tempo tra una seduta d'Aula e l'altra. È umiliante per il Paese, per il Parlamento, per gli Enti locali, per i sindaci e i cittadini che stanno manifestando oggi davanti al Senato». Una discussione senza senso - ha poi concluso Finocchiaro, «destinata a non avere nessun esito, che celebra il non interesse reale a riformare la Costituzione con il consenso dei due terzi dell'emiciclo».
Modificati 11 articoli  In totale, coi soli voti di Pdl, Lega e Cn, nel giro di mezz'ora sono stati riscritti undici articoli della Costituzione. Oltre all'elezione diretta del capo dello Stato prevista dal nuovo articolo 83 della Carta, gli emendamenti approvati hanno modificato anche l'articolo 84, portando a quarant'anni l'età minima per l'elezione a Presidente della Repubblica, il cui incarico durerà cinque anni, con la possibilità di una sola rielezione. Secondo la modifica dell'articolo 88, «il Presidente della Repubblica può, sentiti il Primo ministro e i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse»

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