venerdì 29 giugno 2012

BERLUSCONI: NON SI PUO’ GOVERNARE CON QUESTA COSTITUZIONE. NAPOLITANO: NO ALLA REVISIONE COSTITUZIONALE.


MA CHI COMANDA! .
"Il voto per il rinnovo di Camera e Senato sarà nell’aprile del 2013". A ricordare il calendario del prossimo appuntamento elettorale è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e prova così a mettere una pietra sopra alle elezioni anticipate e, al tempo stesso, a osteggiare le riforme costituzionali proposte dal Pdl. Lo strappo di Napolitano, però, non è piaciuto all'ex premier Silvio Berlusconi: "Con questa Costituzione non si può governare". Napolitano ha sottolineato che il clima da fine legislatura rende arduo l’avvio di revisioni radicali della Costituzione" Nella nota pubblicata oggi il presidente della Repubblica si è augurato che le forze politiche trovino un accordo per la riforma della legge elettorale auspicando "vivamente che si giunga ad una conclusione positiva sul già concordato progetto di più circoscritte modifiche costituzionali, e che ad esso si congiunga un accordo, da portare all’approvazione del parlamento, su quella nuova legge elettorale la cui necessità è stata riconosciuta dal più ampio arco di forze parlamentari da me consultate all’inizio dell’anno". Alle parole di Napolitano, Berlusconi ha replicato raccontando di aver fatto un passo indietro dal governo perché non poteva governare il Paese con la Costituzione italiana. All’invito del capo dello Stato di ridurre la litigiosità e fare le riforme, il Cavaliere ha prontamente ribattuto: "È quello che sto cercando di fare e la legge, lo sapete, è all’attenzione del Senato". "Abbiamo ottenuto - ha continuato Berlusconi - che il primo ministro possa nominare e rimuovere i ministri, che sia un solo ramo del Parlamento ad approvare le leggi ed abbiamo, credo, buone possibilità di approvare l’elezione diretta del presidente della Repubblica". Sugli altri due punti le trattative sono ancora in corso. Berlusconi ha specificato che si tratta di "quelli di una diversa composizione della Corte Costituzionale e della possibilità per il governo di decidere in proprio l’urgenza della necessità per i decreti legge".

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